giovedì 30 marzo 2017

Tajarin al sugo di fegatini di pollo- Tajarin con la bagna 'd fritura d'polastr

"Sua madre Ghitina (Margherita) era ancora giovane e, per lui bambino, era la mamma più bella del paese ed era un’ottima cuoca. Riusciva a cucinare delle splendide pietanze con i pochi mezzi a loro disposizione; il suo piatto preferito erano le tagliatelle con il sugo di fegatini di pollo, riservato per le grandi occasioni. A lui spettava sempre una razione abbondante, perché era mingherlino, ma poi, crescendo, era diventato un omone robusto.
 La rivedeva ancora con i capelli raccolti e il gran grembiule imbiancato dalla farina mentre preparava per loro quattro i tajarin (le tagliatelle) e insegnava a sua sorella Caterina, più grande di lui di un paio d’anni, come fare.
“Ampast sla tàula 400 gr ëd farin-a, 4 ross d’euv, un pïssion ëd sal e un cuciar d’euli e travaja la pasta fin-a ch’a ven-a seulia e dura. Onzla d’euli e lassela arposé për doe ure, peui con ël rolor stiré la pasta fin-a ad avéj un feuj bel sutil, spovrina ‘d farina ‘d melia, anvërtojlo a tubo e tajlo a bindlin cit cit. Slarga an sa tovaja a suvé e dòp feje ‘n beuj ant l’eva salà, scoleje e condije con la fritura dël polastr.”
(Impasta sulla tavola 400 gr di farina con 4 rossi d’uovo, un pizzico di sale e un cucchiaio d’olio e “lavorala” fino ad ottenere una pasta piuttosto soda e ben lavorata. Ungila d’olio e lasciala riposare per due ore, poi con il mattarello stira la pasta fino a ottenere una sfoglia ben sottile, spolverala di farina di meliga, avvolgila su se stessa e tagliala a strisce sottili. Allargale sulla tovaglia e lasciale asciugare, dopo gettale nell’acqua bollente salata, scolale e condiscile con il sugo dei fegatini)
“E cuma a’ sfa la fritura dël polastr ?” (E come si fa il sugo di fegatini?) Chiedeva sua sorella.
“Për ël condimènt ciapula fin fin na siola con na ponta ‘d rosmarin e fa rosolé con euli e bur; gionta 300 gr ‘d fritura dël polastr tajà a tochètin e minca tanta buta ‘ndrinta un cuciar ëd brod.
Quand la bagna a l’è bele consumà, gionta ‘n po’ ‘d bagnét ëd tomatiche e ëd 400 gr tomatiche frësche, fé cheuse fin-a quand ël condimént a sia bin spess”
(Per fare il sugo trita finemente uno spicchio d’aglio e un po’ di rosmarino e falli dorare con olio e burro, aggiungici 300 gr di fegatini di pollo tagliati a pezzettini finissimi. Di tanto in tanto aggiungi qualche cucchiaio di brodo e, quando i fegatini saranno quasi cotti, unisci qualche cucchiaio di salsa di pomodoro e 400 gr di pomodoro. Lascia cuocere il sugo finché non sarà ben concentrato)
E infine eccole lì nel piatto, fumanti e gialle come il sole d’agosto con il succulento condimento che lentamente colava di lato. Trionfo di colori e di sapori.
L’acquolina gli inumidiva la bocca, risentiva ancora il gusto pieno e il profumo che si elevava a soddisfare anche l’olfatto, rivedeva l’allegria della gran tavolata e sorrideva tra sé e sé."
Tratto dal racconto Vuoti di Memoria di Maria Antonietta Grassi





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Ingredienti:
300 gr di farina 0
100 gr di farina di semola
6 tuorli
1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
300 gr di fegatini di pollo
½ bicchiere di vino
2 cucchiai di passata di pomodoro
1 bicchiere di brodo di pollo
1 spicchio d’aglio
2 rametti di rosmarino
2 foglie d’alloro
50 gr di burro
4 cucchiai di olio extravergine d’oliva 
sale e pepe q.b.

Procedimento
Impastate la farina con i tuorli, il cucchiaio d'olio e lavoratela fino a ottenere un impasto piuttosto sodo. Raccoglietelo a palla, copritelo con la pellicola  e lasciatelo riposare per due ore, poi, con il mattarello, stirate la pasta fino ad ottenere una sfoglia ben sottile, spolveratela di semola, avvolgetela su se stessa e tagliatela a striscioline sottili. Allargatele sul tavolo e lasciatele asciugare per un po'.

Brasato al Barolo - Brasà al bareul

Questo piatto è un meraviglioso classico della cucina piemontese che deve la sua bontà, non solo alle carni tipiche di questa regione, ma anche all'utilizzo del pregiato vino Barolo. Il vitigno con cui si produce è il Nebbiolo, che viene coltivato nella zona del Barolo da tempo immemorabile, ma è grazie alla caparbietà di Camillo Benso Conte di Cavour e di Giulia Colbert Falletti, ultima marchesa di Barolo, che si cominciò a produrre, a metà dell'Ottocento un vino eccezionalmente ricco ed armonioso, destinato a diventare l'ambasciatore del Piemonte dei Savoia nelle corti di tutta Europa.  La struttura di questo vino esprime un bouquet complesso e avvolgente, in grado di svilupparsi nel tempo senza perdere le sue caratteristiche organolettiche. Di colore rosso granato con riflessi aranciati, possiede un aroma intenso e persistente.
Quello che rende questa ricetta tra le più apprezzate e conosciute è anche il tipo di cottura utilizzata che, per il brasato, varia da una a tre ore a pentola coperta  e si tratta di una cottura mista perché si fa prima una cottura per “concentrazione”, e poi una per “espansione”. In pratica, prima si fa rosolare l’alimento a temperatura elevata (160/180°) per ottenere la caramellizzazione di proteine e amidi (concentrazione) che consentono lo sviluppo di sapori gradevoli, e che creano una crosta croccante, mentre l’interno è ancora crudo, poi si aggiunge il liquido, che può essere acqua, brodo, vino ecc. (espansione), che ha lo scopo di diffondere uniformemente il tutto e di cuocere e intenerire la carne. La temperatura scende intorno ai 100°, l’umidità ammorbidisce la crosta e rende gustoso il fondo di cottura. 




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Ingredienti per 4 persone:

1 kg di polpa di scamone o polpa di manzo
1 lt di Barolo
1 bicchiere di brodo
2 carote medie
1 cipolla media
1 gambo di sedano
2 rametti di rosmarino 
Qualche foglia di salvia
1 spicchio d'aglio
Una foglia d’alloro
Qualche bacca di ginepro e di pepe in grani
Una grattatina di noce moscata
Un pezzetto di cannella
Sale q.b.
Burro q.b.
Olio extravergine d'oliva  q.b.


Procedimento

Mettete in una terrina la carne e tutte le verdure tagliate a pezzi, irrorate con il vino e lasciate riposare per 24 ore rigirandola almeno una volta. 




Scolate la carne, asciugatela   e fatela dorare con un po’ di burro  e d'olio. Quando è ben rosolata aggiungete le verdure e continuate a rosolare ancora per qualche minuto.

martedì 28 marzo 2017

Bollito misto alla piemontese - ël bujì

Questa  ricetta è  antichissima e  l’originale prevedeva l’utilizzo di 7 tagli di carne di manzo,e di amenicoli vari  ed esattamente: scaramella, muscolo di coscia, muscoletto, spalla, fiocco di punta, tenerone e cappello del prete, lingua di vitello, testina col musetto, coda.
Questo per quanto riguarda il manzo, poi servivano anche una gallina, un cotechino e uno zampino di maiale.  Il tutto ovviamente bollito e servito con le tipiche salse piemontesi, bagnetto verde, bagnetto rosso, mostarda, cugnà e di contorno patate, cipolle e carote lessate, spinaci al burro ecc.

Lo so, è una preparazione lunga, ma, credetemi vale proprio la pena assaggiarlo!



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Ingredienti per 6 persone:

700 gr di scaramella
700 gr. di tenerone
1 coda di manzo
1 pezzo di testina con il musetto
1 lingua di vitello
1 cotechino
1 zampino di maiale
1 gallina
1 sedano
1 pomodoro 
7 carote
7 cipolle bianche non troppo grandi
14 foglie di alloro
sale q.b.
acqua q.b.
 
Procedimento
In una capiente pentola mettete la scaramella e il tenerone, riempite di acqua fredda e ponete sul fuoco.
Quando l’acqua sta per bollire, schiumatela con una schiumarola eliminando tutta la schiuma  che viene a galla (servirà ad avere un bel brodo limpido) e aggiungete un gambo di sedano, una carota, luna cipolla, 2 foglie di alloro, il pomodoro tritato e il sale. Lasciate cuocere per 2 ore circa.

sabato 25 marzo 2017

Bonét - Bunét

Il Bonèt (leggi bunét)è un dolce a cucchiaio, antichissimo,  tipico delle Langhe e del Monferrato in Piemonte ma, nel corso dei secoli, si è diffuso in tutta la regione dando vita a diverse varianti e ottenendo così la PAT (Prodotto Agroalimentare Tradizionale)
Con la parola bonèt in piemontese si identifica un particolare tipo di cappello tondeggiante simile allo stampo in cui viene cotto da qui il nome al dolce come certifica il vocabolario Piemontese/italiano di Vittorio di Sant’Albino stampato nel 1859.
La versino popolare più diffusa nelle Langhe, invece, racconta che trattandosi di un dolce servito a fine pasto lo si sarebbe legato al nome del cappello perché è l’ultima cosa che s’indossa prima di andare via, così come il Bonét si consuma a fine pasto.
Le prime testimonianze di questo dessert risalgono al XIII secolo, quando incomincia ad apparire sulle sontuose tavole dei signori.




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Ingredienti per 4 persone:

½ litro di latte possibilmente intero
120 gr di zucchero
4 uova
60 gr di amaretti secchi
50 gr di cacao amaro

Procedimento

Preparate innanzitutto il caramello.
In un pentolino mettete 40 gr di zucchero e un cucchiaio d’acqua e fate caramellare rimescolando, state molto attenti che non si bruci.
Versatelo  sul fondo e sulle pareti dello stampo o in stampini individuali (come ho fatto io) e lasciatelo raffreddare.
Accedente il forno a 170°C.

Bagnetto verde- Bagnet verd

Questo bagnet, per la sua versatilità è una delle salse più utilizzate in Piemonte.  Ottimo da gustare con il bollito, con il pesce, nei sughi rossi, nelle verdure cotte  e si mantiene per diversi giorni messo in un barattolo di vetro a chiusura ermetica, ricoperto d'olio e in frigorifero.



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Ingredienti per un vasetto da 250 gr tipo Bormioli

2 etti di prezzemolo
3 acciughe sotto sale  
2 spicchio d’aglio
Un tuorlo d’uovo rassodato
Mezzo bicchiere di olio extravergine d’oliva
40 gr di pane raffermo
Aceto q.b.

Procedimento

Immergete  il pane nell’aceto. Fate rassodare l’uovo.
Lavate,  dissalate e pulite le acciughe.
Lavate il prezzemolo e asciugatelo. Staccate le foglie e tritatele  con l’aglio, le acciughe, la mollica di pane leggermente strizzata e i tuorli d’uovo.
Aggiungete tanto olio quanto basta a rendere la salsa fluida ma non troppo, amalgamate bene  tutto e lasciate riposare una giornata.
In altre versioni viene aggiunto anche un po' di peperoncino.

venerdì 24 marzo 2017

Bagnetto rosso - Bagnet russ

Bagnet russ (bagnetto rosso) chi di voi non lo conosce? Salsa piemontese, antesignana del più famoso ketchup, ma molto più buona! Anche lei è una delle sette salse da servire con il bollito misto alla piemontese. Questa ricetta mi è stata tramandata da mio suocero Giacomo, cuneese d.o.c. (di Sommaria del Bosco per la precisione), e vi assicuro che è favolosa. Si utilizza sulle carni bollite, sulle verdure, sul cotechino, sulla pasta e su tutto ciò che la vostra fantasia vi suggerisce.




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Ingredienti per circa 6 barattolini  (tipo Bormioli) da 250gr.

3 kg. di pomodori poco acquosi
3 peperoni rossi varietà quadrato di Carmagnola
3 peperoni gialli varietà quadrato di Carmagnola
500 gr. di cipolla
2 gambi di sedano
1 peperoncino rosso piccante
½ litro di buon aceto bianco di vino
100 gr. di zucchero
4 chiodi di garofano
un cucchiaino di cannella
sale q.b.


Procedimento

Pulite e lavate tutte le verdure. Tagliatele grossolanamente e mettetele a cuocere con il peperoncino e i chiodi di garofano. Cuocere per circa 2 ore poi passare tutto con il passaverdure. Rimettete sul fuoco e  aggiungete lo zucchero, l’aceto, la cannella e il sale.
Rimestate bene e continuare la cottura fino a quando il composto risulterà piuttosto denso ( ci vorrà circa 1 ora ). Spegnete e invasate subito, chiudete bene  e sterilizzare per 30 minuti.
Si conserva per 8/9 mesi